martedì 26 agosto 2008

Allora, al rogo.

E la perfezione arrivò.
Questo libro è assoluto, perfetto.
Non è una lettura facile, ma una lettura pregna sì.
Mi ha sconvolta, scioccata, irritata ho sfiorato la misantropia diverse volte odiando questi personaggi al limite.
All'inizio mi trovavo vicina a Kien, anche se si tratta di un personaggio estremo, per la sua cultura, il suo amore per l'erudizione e per i libri.
Quando ha iniziato a mostrarsi maniaco prima e misantropo con punte di estrema misoginia poi , l'ho odiato.
Come ho odiato la pochezza di Therese, la miseria del nano, la violenza del portiere.
Anche l'unico personaggio positivo del libro, il dottor Georg, mi ha irritata oltremodo, la sua brama di consenso mascherata di filantropia è quasi più ignobile del dichiarato odio per il genere umano del fratello.
E' un libro scomodo, doloroso, non vi è un'identificazione del lettore con nessuno dei personaggi, perchè essi generano troppa distanza dal "normale" sentire.
E tanto più odiosi ci risultano proprio perchè in loro sentiamo e vediamo certe bassezze delle nostre vite che aborriamo, portate al limite, estremizzate, quasi cristallizzate in un'idea platonica (nel senso di purezza del concetto) dell'uomo negativo.
Perchè, come dice Canetti per bocca di Georg verso la fine del libro dopo aver dedotto che la pazzia è dovuta alla massa che è in ognuno che alla fine prende il sopravvento sull'individuo se ne esce con una fase notevole: "la cultura è il salvagente dell'individuo contro la massa che è in lui".
Alla fine sono appaiono i pazzi gli unici veri sani del romanzo, perchè quelli che sani si proclamano risultano i più assurdi di tutti.
Lo stile di Canetti è favoloso, erudito senza pedanteria se non dove è strettamente funzionale alla narrazione, capace di creare immagini, definizioni, cambi di stile e registro inseguendo quella che è la realtà dei sensi e accavallondola con la realtà onirica che nasce nella testa di ognuno dei suoi terribili personaggi che vengono osservati da mille prismatiche sfaccettature.

Auto da fé
Con l'aggiunta del saggio "Il mio primo libro: Auto da fè"
Di Elías Canetti, Luciano Zagari (Traduttore), Bianca Zagari (Traduttore)
Adelphi, 2001