domenica 22 agosto 2010

La numero nove

Panta rei,
tutto scorre, sì e questo ci è noto.
Del resto non gliel’abbiamo chiesto noi di farlo volare questo tempo.
Una volta ho provato ad ammazzarlo,
senza successo è lui che, al massimo, al fine del tuo tempo ti fa fuori
insomma, vince sempre lui da qualsiasi parte lo guardi.
Così passano gli anni
E ne passano diciannove, oppure nove a seconda dei punti di vista
che non mi si obbietti che da quel giorno, di anni, ne sono passati ventisette
inutili sofismi del resto non si conosce quale computo noi scegliamo del tempo.
Diciannove oppure nove.
La cifra tonda, lo zero, non c’interessa, molto meglio l’ellissi dell’incompiuto ché se aggiungi uno rotondeggia da sé.
Ma in fondo che importa?
Nove o diciannove.
Scegli.

Nove.
Come il numero di lettere spedite, come le notti passate a scriverle.
In baule devono stare le lettere magari con un oggetto a far loro compagnia, che se tu peschi a caso ti ritrovi a mano la cristallizzazione di un attimo e ci puoi attraverso per vederti tanto tempo fa, indietro e indietro ancora dall’uno al nove.
Le lettere sono solo lo spazio in cui un oggetto diventa ricordo, ed è il loro ritorno che fa arrivare Melancolia vestita di azzurro perché i ricordi sono azzurri, come l’inchiostro sbiadito delle vecchie lettere.
Così sono nove cose a tre a tre orecchini, sigarette, diari.
Ma poi cambia e gli oggetti si dividono, ognuno ne ha uno per sé.
Veli da sposa e pergamene accademiche.
Ciucciotti e valigie.
Case da arredare e camere in affitto.
Come se ci fosse dicotomia, ma tanto si ritorna sempre alle trilogie:
occhiali, libri e chiacchiere
tre volte tre fa nove, ma anche solo due è abbastanza.

E poi viene il diciannove.
Che ha l’odore delle conserve di pomodoro messe a bollire nelle estati infantili, bambine anche loro.
Che ha il bruciore dell’acqua ossigenata sulla ginocchia sbucciate.
Che ha il colore di un tramonto ritardatario tanto da far dire: “mamma ancora cinque minuti” .
Che ha il sapore della frutta per merenda.
Che ha la voce che alle cinque passa a chiamarti.

Scegli, nove, diciannove, o adesso.
E adesso, come allora, ha sempre la stessa musica di sempre, due squilli di campanello e passi di corsa sulle scale.