venerdì 25 settembre 2009

E il vostro naso?

Uno è Nessuno, i Centomila modi dell'Es.
Nella scoperta Novecentesca dell'Io di fronte a Luigi Pirandello è necessario togliersi il berretto (a sonagli?) e prendere atto di come la ricerca di un qualche nome con il quale chiamarsi debba per forza passare attraverso gli occhi dell'Altro.
Il demone del (non) riconoscimento aleggia potente nelle cose di tutti i giorni, come quando la mattina, incrociando uno specchio, si prega: "dacci oggi la nostra immagine quotidiana" con il desiderio inconscio che sia la più uguale possibile a quella di ieri.
Così si incastona la follia di Vitangelo Moscarda, che non è quella del mondo che gli finge attorno di Enrico IV, che è quella di essere altro ma con caratteristiche precise, non è la follia sana del cambio del nome/identità di Mattia Pascal, non sono i Sei Personaggi che cercano autore e quindi corpo, è la follia del Sè che stenta a chiamarsi tale, senza nome, senza corpo, senza professione.
Essere Nessuno per non doversi riconoscere in qualcosa, sentimento fanciullesco dell'Uomo che non si capacita più di non riuscire a schematizzarsi, a categorizzarsi, frantumato nel prisma di occhi altri stenta a ricomporre le sue centomila sfaccettature.
Ed è tutto qui, signori, sentimento condivisibile quello di Vitangelo, la scoperta della percezione di Sè per mezzo dell'altro, lo scardinamento dell'oggettività illuminista e della passione ottocentesca che corre sui binari del Vuoto, del Nulla, del relativismo novecentesco.
Lungi da me fare un'analisi letteraria di questo romanzo, 'che di accademismi son piene le scuole, sul linguaggio desueto e a tratti dialettale, sull'uso teatrale da abbattimento di quarta parete, della seconda persona ne rivolgersi al lettore; questa vuol essere solo una constatazione mimetica, giacché anche voi, qualche volta, avrete provato lo sconcerto, dopo che qualcuno vi avrà fatto notare che, il vosto naso, pendeva irrimediabilmente verso destra

Uno, nessuno e centomila
Di Luigi Pirandello
Einaudi, 2005