venerdì 21 ottobre 2011

Pseudo Inno Omerico ad Eros

Ti cerco, nell'ansimo urlato del mattino di città,
io ti cerco
dopo notti insonni senza nome
dove il solo calice che alzo è quello alla lontananza
brindando al vuoto dell'assenza,
raggelante,
con braccia troppo corte per arrivare a scaldarci.

Io ti cerco, Alpha e Omega, nelle notti senza canto
dove i grilli ammutoliscono per assistere all'unione
che è quella più pura
delle palpebre congelate non aperte
perché quello che vedrebbero sarebbe bianco
e solo.

Io ti acclamo per arrivare ad annusarti fino all'osso
per leccarti via il male dalle tibie
come il veleno di vipera, per non impazzire
in una nuova e vuota alba opalescente
(opalescente è sempre un bel colore)
dove Febo rincorre, in ritardo
(come ci piace tutto ciò che è popolare)
fino all'ultimo gemere del giorno.

Io ti chiamo per nome:
Centauro scuro
notturno angelo del desiderio
Io ti chiamo per nome
Amico
Amante
Amore.

Erba secca e sudore,
mani piccole e vino rosso
schianti di sirene per rallentare il tempo
che ogni minuto valga cento ore
e ne vengano aggiunte cento in sovrappiù
per non fermare il canto.

Io ti rincorro,
alato figlio di Venere,
nato dal mare, come me,
ma dall'altra parte del giorno
figlio dell'alba, tu sei,
come io lo sono del tramonto.

Io ti seguo umana e bellissima imperfezione
dove vorrai portarmi
fino alla fine del tempo.