martedì 23 novembre 2010

Ma la normalità esiste soltanto nello sguardo pigro degli altri.Nessuno, nell'intimo, può credere alla propria.

Bisogna liberarsi per leggere questo libro, liberarsi dal preconcetto che vuole la letteratura di uno che sulla carta d'identità è sardo come confinata, sola, in mezzo al mare, infarcita di loci communes che fanno tanto folk genuino ma che rischiano di rimandare inesorabilmente ad una trattazione macchiettistica di un popolo.
C'è la Sardegna, sì, in questo libro e c'è Cagliari, una città che perde i connotati aulici per respirarsi i polmoni della sua decadente bellezza piccolo borghese di città provinciale e periferica al mondo.
E' in questo contesto che s'incontrano e nasce l'amore tra Amalia e Serafino, del loro sistema di valori quasi calvinista dove una religiosità morbosa e ossessiva scandisce le loro vite, dove il trasferimento nel borgo residenziale di Scoglio Fiorito porta inesorabilmente ad un richiudersi in sé stessi, in una statica pinguedine che non può che condurre alla follia.
Qui i personaggi, quasi alla McEwan, si fondono con l'ambiente circostante, dove Cagliari, la città, è il luogo delle oscure pulsioni notturne ma, se assolata, della tranquillità familiare, ostentata e mai genuina.
Nessuno qui è positivo, nessuno è libero e i preconcetti si inanellano in una catena di bigottismi vari che si vanno poi a liberare nella Sardegna interna, luogo dell'infanzia che incasella le coordinate dell'essere in un altro sistema di valori a cavallo tra il fantastico e l'arcaico.
Anche l'uso del soprannaturale è delicato e intimo, non è oggettivo ma si palesa solo negli occhi di chi guarda, la bravura dello scrittore sta anche nella capacità di guardare attraverso i suoi personaggi.
Continua lo scandaglio dell'animo umano nelle sue più perverse declinazioni (dove per perversa si legga una follia vera, lucida, non ostentata o di maniera) che lo scrittore ha perpretato lungo tutto il suo percorso narrativo a partire dal primo libro.
E ultimo, ma non ultimo, un elogio alla brevitas di questo scritto che non ha avuto remore a sintetizzare con abili pennellate di colore intenso che una lunghezza maggiore avrebbe, certamente, penalizzato, per poi andare a sfumare nei contorni delle cose non dette, nelle omertà difficilmente sradicabili, incastrate in uno scoglio fiorito a scontrarsi con l'impossibilità di essere altro così, da sempre, tanto che neanche il mare le può sradicare.