La bara del peccatore o la birra del pescatore?
Entrambi o nessuno dei due.
Tra gli autori del secondo dopoguerra italiano, tra i grandi, nelle antologie, lo spazio per Tommaso Landolfi è quantomeno inconsistente.
Ed è un peccato, davvero.
L'espediente narrativo di scrivere un libro, schermendosi, come a dire di non sentirsi capaci e, forse, non sentendosi veramente in grado non per falsa modestia, è quanto di più innovativo ci abbia fornito la nostra letteratura recente.
Una prosa alta, carica ma non pacchiana.capace di accarezzare le alte vette massime del dire scrivendo senza mai risultare pesante e autocompiaciuta.
Dei travagli, dell'immobilismo, dei dolri dell'Io narrante "incapace della terza persona" non dirò per pudore, tanto vi ci si può riconoscere.
Se ne ha l'immagine di un personaggio dostoevskijano nella sua decadenza fuori dal tempo.
L'opera omnia del disagio di vivere la vita attiva.
La bière du pécheur
Di Tommaso Landolfi
Adelphi, 1999