Una manciata di anni e un ombrello arcobaleno, un mandarino sopra la testa ma ogni spicchio di un diverso colore.
Guardare la pioggia da là sotto ha sempre un senso e non importa se il colore dei para-acqua è tale solo perché erano ancora gli anni '80.
Nel 1988, al tramonto, non pioveva mai.
Invece adesso di tramonti ne piovono via tanti e tanti ne sono piovuti già via, forse perché l'ombrellino è troppo piccolo e non ripara più dall'incipit della tenebra.
E chissà dov'è finito poi, quale vento l'ha spezzato, in quale cantone è conservato.
Curioso come certi oggetti escano dalle vite e si ripropongano in altra forma.
Puoi sostituirlo quell'ombrellino arcobaleno, con un carillon, uno di quelli che stanno in una scatolina e che ti vengono donati quando meno te lo aspetti.
Uno di quelli che li apri e ci ritrovi dentro la ballerina con la gamba rotta, ma non quella piegata, che, tutto sommato non serve poi a tanto, proprio quella che regge, quella tesa tra la base e il tutù, rimane solo attaccata per un pezzettino di fil di ferro tra due monconi, la danzatrice calMa,
Continua al suo calare, nel crepuscolo ma a girare e a riempire mentre che il cielo si oscura.
E non basta una volta, ed è fatta così, dopo che si apre la scatola magica e sale, sale, sale dal carillon ma non l'acchiappi, no, non l'acchiappi neanche se allunghi le braccia in alto e un po' t'illudi ma dietro sale ancora, troppo lontana.
e d’incanto l’identico istinto ci coglie
e con me ti fai trascinare via
E poi si sdoppia, e si quadruplica e prende tutto lo spazio, si nasconde negli angoli, con il vento, poi finiscono gli ululati, del vento e calano per sovrapporsi, e ritornare al buio di una scatolina, la sera.
In fondo ai carillon regalati c'è un piccolo parapioggia d'arcobaleno, nascosto, perché è troppo timido per essere trovato ( lo sa che è del colore del 1988) si lascia solo vedere, quando ormai LO credevo disperso, faccia al tramonto quasi finito
mentre un raggio di luna rifrange
sulla pioggia che piange.
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