lunedì 22 marzo 2010

L'amore suca come vetro fa diventare

Sono cinquecentodieci pagine che volano via, duecentocinquantacinque volte infilare il dito nell'angolo destro del retro che si sta leggendo per andare a farlo scorrere fino a metà pagina (spesso le dita sono più lente degli occhi) fino ad arrivare a girarla e ad attaccare il retro successivo.
Esercizio per niente difficile in questo caso, esercizio al quale ci si dedica con piacere e avidità per capire come finisce questo romanzo d'amore, come si evolve il suo travestimento da saga familiare e le vicende della protagonista Modesta (mai l'adagio nomen homen fu più azzeccato per indicatare un'evidente dicotomia)una che le vicende dell'amore le conosceva.
Una storia che si dipana dal 1900 al 1960, una protagonista che nasce con quel secolo, il 900, che meglio di qualsiasi altro ha portato allo scoperto il disagio di essere umani declinato, in questo caso, nella sua metà squisitamente femminile.
Più che altro Modesta ama e lo fa liberamente, senza preconcetti o paure, ama uomini e donne, sperimenta la purezza di un sentimento che la fa talmente grande da dare l'idea di un'epopea più che di una vita.
Sono troppe quelle che vive per una persona sola, seppur straordinaria, e altissima è la caratterizzazione dei personaggi che incontra ma è brava, la Sapienza, a non essere mai macchiettistica anche dove ce ne sarebbero i presupposti e alta sarebbe la tentazione dell'irrisione.
Lei, Goliarda, non si perde mai nel populismo nè, pur facendo ben presente la sua vocazione di intellettuale di sinistra, si risparmia strali per i suoi stessi compagni in una visione lucida e intelligente soprattutto della questione femminile.
E' una femminista anche Modesta e tout court, solo che non si perde in slogan o battaglie, è femminista nella vita quotidiana portando fuori la vera natura dell'essere donna e non imitando gli uomini. Vuole esserlo calata nel suo tempo ma l'operazione non sempre riesce, la si può capire e condividere, questa sua scalata all'emancipazione e all'indipendenza anche economica, con la mente di una donna del 2010 con genitori che hanno fatto il '68, se la si cala ai primi del '900 risulta quantomeno difficile.
Ed è qui che il libro non funziona troppo, una precisione storica quasi pedantesca per gli avvenimenti dell'Italia e del mondo di quegli anni, si accompagna ad una sublimazione eccessiva di una donna che, da sola, ha scavalcato tutte le tappe del suo essere donna ed emancipata in una Sicilia pre e post bellica ma, ciò non ne inficia la piacevolezza e linteresse del libro.
Notazione a parte meritano stile e lingua, eterogenei entrambi, con registri stilistici che si sovrappongono dal dialetto all'italiano regionale fino ad uno stile alto e aulico a seconda dei personaggi e dei loro interlocutori, lo stesso piano cronologico della vicenda seppur seguito, si perde a volte nelle dissertazioni con personaggi di un passato ancora anteriore con i quali Modesta intesse un dialogo post mortem.
Una grande opera comunque, uscita in Italia postuma, che da la misura di quanto il nostro paese non sia ancora totalmente pronto per una libertà manifesta e gridata

Goliarda Sapienza
L'arte della gioia
Einaudi SuperET, 2009

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