martedì 9 marzo 2010

Però, poi, dopo ci sono le leggende del non amore. Come svegliarsi non si sa in che letto, così, all'improvviso. Però, poi, dopo ci sono le leggende della non esistenza. Come svegliarsi sempre nello stesso letto, così, all'improvviso.

Questa non è una storia perché non inizia e tantomeno finisce, questo è un sorriso perfetto nella perfezione dei tratti di marmo ed è facile capire perché le statue non piangono mai.
C'era una volta un principe che abitava in un castello di cristallo e c'era una volta un re che i castelli di cristallo li costruiva e poi li demoliva come un sisifo di Murano.
Una cosa avevano in comune il principe e il re:
un castello di cristallo per berci il vino bianco nelle notti di luna calante.
Ma non lo sapevano.
Il principe tentava di ripitturare le pareti del castello di cristallo a sua immagine e somiglianza e senza chiedersi chi l'avesse costruito e perché l'avesse fatto così fragile, il re, invece, pensava ad un modo veloce per demolirlo quel castello, con meno cocci possibile perché, per lui, senso non aveva più.
Il fatto è che il principe si arroccava sempre più nei meandri di cristallo pensando che potessero dargli una protezione dal mondo che non voleva vedere né conoscere, non perché amante dell'ignoranza, tutt'altro, ma per proteggersi dalle paure che pensava di tenerci fuori.
Forse perciò aveva colorato i muri colore della pietra viva, grigio e nero li colorò, per sentirne l'odore di muffa d'inverno e la frescura d'estate.
Il re dentro i castelli non entrava mai.
Li costruiva per puro spirito estetico e per puro spirito estetico li demoliva non appena arrivava la bella stagione: "estatico d'estate" diceva di essere.
Ma non era ancora tempo.
Molte ere accavallarono le gambe e il principe si dimenticò che il suo castello fosse di cristallo, il re si dimentico che l'aveva costruito e perché.
Entrambi si beavano della loro amnesia e non si curavano del castello che diventava sempre più fragile.
Perché una cosa è necessario che si sappia.
I castelli di cristallo hanno anime di diamante che respirano e lo sanno quando se li dimenticano e anche quando credono che siano qualcos'altro.
La prerogativa dei castelli di cristallo è quella di essere estremamente lucidi e di riuscire a guardarsi attraverso.
E guardare fuori e vedere i re che vivono la loro vita al sole a caccia di tutto ciò che si possa rincorrere, perché i re rincorrono, per antonomasia e non solo per lei.
E guardare dentro, guardarsi dentro e vedere principi che vivono le loro vite pseudoperfette senza sapere che cosa ci sia fuori dal castello per ascoltarli pensare che l'ululato che sentono nelle notti di luna calante sia un sibilo del vento oppure la mancanza di vino.
Non è dato sapere se il castello sia stato buttato giù con un acuto, oppure, semplicemente stia ancora lì a sgretolarsi piano, notte dopo notte, nonostante sia stato ripitturato di viva pietra.
Questa, infatti, è una storia ma non inizia e tantomeno finisce, questo è un sorriso perfetto nella perfezione dei tratti di marmo, però io una volta una statua piangere l'ho vista.
Faceva lo stesso ululato di un castello di cristallo in una notte di luna calante.

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